“Fare squadra essere squadra, l’unione fa la differenza” è il titolo del webinar che ho dedicato all’International Coaching Week 4-10 maggio 2020, ed è uno dei 14 webinar presentati insieme al gruppo di coach dell’Emilia-Romagna come Onda del Coaching Lungo la Via Emilia: Destinazione Futuro.
Mi sono sentita davvero parte di una grande comunità, locale, nazionale e internazionale e questo grazie anche all’incredibile lavoro organizzativo del team di volontari ICF.
Ringrazio tutti i partecipanti e coloro che mi hanno scritto feedback.
“Fare squadra essere squadra, l’unione fa la differenza” è stata soprattutto per me una sorprendente esperienza di condivisione, un concentrato di vissuti, bisogni, riflessioni, di tante domande in cerca di altrettante risposte inedite, e di possibili nuove soluzioni e nuovi strumenti da approfondire e costruire.
Ho iniziato il webinar proprio a partire da una frase del libro “La guerra nei team” di Patrick Lencioni «Non la finanza. Né la strategia. Né la tecnologia. È il lavoro di squadra il vantaggio competitivo fondamentale, sia perché è così potente, sia perché così raro».
Così potente. Alla domanda “che cosa ha fatto la differenza nei mesi di lockdown? “abbiamo condiviso quante siano state le esperienze di come le persone abbiano lavorato assieme e si siano sentite parte di qualcosa di più ampio, e quanto avere un obiettivo comune e sentirsi tutti equamente coinvolti e reciprocamente responsabili abbia favorito un virtuoso gioco di squadra.
Così raro. Abbiamo visto quali sfide abbiamo affrontato finora e soprattutto quali ancor più impegnative ci attendano e, vista la complessità e la velocità in cui siamo immersi, non è possibile affrontarle da soli. Tuttavia non siamo preparati a lavorare in squadra in maniera efficace, ovvero realmente con uno scopo comune, con ruoli e compiti chiari e condivisi, in maniera interdipendente e percependosi come responsabili gli uni nei confronti degli altri e verso l’obiettivo comune.
Dall’interazione con i partecipanti è emersa la percezione di un maggior senso di avvicinamento e aiuto reciproco, una minor separazione tra sfera privata e sfera professionale, una maggior solidarietà, sostegno e incoraggiamento reciproco, un grande coraggio universale e, una maggior consapevolezza della necessità di fare cambiamenti importanti. Allo stesso tempo è risultata la rarità di agire tutti insieme verso un unico obiettivo comune condiviso, la difficoltà di gestire team che mutano a seconda dei progetti, in cui le regole di ingaggio e di funzionamento sono tutte da definire perché non rispondono più certo solo a quelle della gerarchia e dei ruoli ricoperti. Quale leadership allora? Che cosa fare quando non esiste un “noi” ma “noi e loro” o addirittura un “noi contro loro”? E quando ad esempio “noi” sono i collaboratori compatti e “loro” sono i capi?
Ecco alcune delle domande che ho proposto come ulteriore spunto di riflessione. Come percepiamo noi stessi, il nostro ruolo? Il nostro team? E come si percepisce il team nei confronti degli altri team? E dell’azienda? E di tutti gli stakeholder? Quale impatto vogliamo generare? Quale impatto possiamo generare su tutti gli stakeholder? Quale mindset? Quali trappole? Quali sprechi? Come riuscire a generare fiducia nel proprio team? Come prendersi cura dell’energia del team stesso?
E il coaching in tutto questo quindi come può esserci utile? Conosciamo come può accompagnare i singoli individui, spesso proprio i team leader, ma può essere applicato anche a gruppi e team per svilupparne il potenziale attraverso percorsi e metodologie specifiche e differenti.
Il coaching infatti è molto noto e diffuso ormai come intervento efficace one to one, mentre è meno conosciuto per l’impatto significativo che può avere quando applicato a gruppi (disomogenei e non) e a team di varia natura. E’ importante distinguere certamente tra Group Coaching, Team Coaching e altri interventi come il Team Building, lo è ancor prima partire dalla differenza tra gruppo e team.
Abbiamo preso consapevolezza infatti di come alcuni gruppi possano agire o percepirsi come team e di come invece molti team in realtà funzionino come gruppo.
Per Kurt Lewin “il gruppo è qualcosa di più o, per meglio dire, qualcosa di diverso, dalla somma dei suoi membri, è una totalità dinamica …». Possiamo definire un gruppo come un insieme di persone, che lavorano anche a stretto contatto, ma che non collaborano per uno scopo comune, dando la precedenza ai propri obiettivi individuali.
Da John Katzenbach ho colto invece lo spunto per condividere una definizione interessante di team «Un team è un gruppo ristretto di persone, con competenze e capacità complementari, che operano per un fine comune, con obiettivi di prestazione e approcci condivisi e che si ritengono tutte responsabili l’una nei confronti dell’altra».
A partire da queste distinzioni principali, abbiamo esplorato sinteticamente Group Coaching e Team Coaching come tipologie di intervento possibili, dedicherò magari futuri spazi ad approfondirne meglio caratteristiche e benefici possibili.
Il Group Coaching è un processo di gruppo, facilitato da un coach esperto, in cui le persone lavorano insieme su tematiche comuni per raggiungere obiettivi individuali massimizzando l’energia e l’esperienza dei singoli. È un percorso di coaching focalizzato sullo sviluppo di alcune competenze relazionali o manageriali comuni a tutti i membri del gruppo e rivolto a gruppi di persone singole o appartenenti ad una o più organizzazioni, senza che costituiscano un team di lavoro reale tra loro. Il tema è comune al gruppo, l’obiettivo è individuale, dei singoli partecipanti.
Questa modalità è particolarmente efficace in interventi di cambiamento di cultura organizzativa perché consente di creare una massa critica che a cascata possa coinvolgere tutte le persone in un processo basato sullo scambio tra pari e sull’autoresponsabilizzazione.
Il Team Coaching è invece proprio un processo teso a rendere funzionale e produttivo il lavoro di un team e a contribuire a migliorare il clima, la collaborazione, l’innovazione e la condivisione di strategie di eccellenza. È un percorso rivolto a team reali di varia natura che condividono un obiettivo di miglioramento. Il team è un’identità unica, non ci si focalizza quindi sui singoli membri bensì sul team stesso, sul suo sviluppo ed apprendimento. L’intervento è volto ad allenare la squadra a funzionare al meglio delle sue potenzialità in maniera autonoma, efficiente ed efficace, sviluppando consapevolezza e strategie per adottare regole e comportamenti adeguati e vincenti.
Il coach anche qui nutre una fiducia totale nella capacità del team di trovare metodologie e approcci più adeguati. Attraverso la responsabilità del team coach di garantire un processo efficace per un miglioramento dei risultati del team nel suo intero, si rende possibile la co-creazione di un valore più ampio anche con tutti gli stakeholder.
È importante evidenziare che il coach che lavora in una dimensione di gruppo è indispensabile che abbia maturato esperienza e abbia padronanza teorica e metodologica sia delle dinamiche relazionali e sistemiche, sia della facilitazione sia della gestione di gruppi.
Questo credo diventi ancor più significativo nei percorsi che in una nuova prospettiva potranno sempre più essere realizzati in modalità remota o blended anche in Italia e non solo nei paesi anglosassoni da cui tipicamente provengono le best practice.
Qualsiasi percorso di coaching sfocia in un piano di azione concreto e sostenibile. Ecco allora alcune domande per iniziare a costruire il tuo piano rispetto al fare ed essere squadra nei tuoi contesti:
- Che cosa continuerai a fare?
- Che cosa smetterai?
- Che cosa migliorerai?
- Che cosa ti impegnerai a fare da domani?
«Mondo di sofferenza: eppure i ciliegi sono in fiore». Kobayashi Issa (1963-1827)
E ora una sfida per ispirare anche te come ho proposto ai partecipanti al webinar!
Six Words Memoir: riscrivi in una frase di sole 6 parole il tuo futuro desiderato per il team o i team che gestisci o di cui fai parte.
Sarò felice se vorrai condividerla con me, scrivimi!
Vorrei concludere davvero ricordando un grande maestro di vita e di umanità oltre che di musica, Ezio Bosso, che attraverso la sua testimonianza e le sue parole ci ha ispirati nel donarci metafore potentissime che io prendo umilmente in prestito per offrire un senso più ampio, ulteriore e profondo agli spunti appena condivisi.
“Diventare migliori è una scelta non una conseguenza, richiede un impegno forte con se stessi”…
“La musica è uno spazio condiviso, esiste solo in condivisione non puoi immaginare la musica senza uno scambio!” …
“L’orchestra rappresenta una società ideale… La partitura è la nostra Costituzione perché unisce tutti e unisce le singolarità, non le individualità” Ezio Bosso
Foto di Tatyana Kazakova da Pixabay